

Francisco Goya (1746 – 1828)
Anche nella produzione di Francisco Goya, uno dei maggiori pittori spagnoli, ritroviamo elementi ispirati al mito e al magico. In particolare, alcuni dei 14 dipinti classificati come Pitture Nere, che il maestro (già molto malato) ha lasciato sulle pareti della sua casa vicino a Madrid (che il popolo battezzò la "Quinta del sordo", alludendo all'infermità dell'artista ): scene di esorcismi e stregonerie, di delirio e superstizioni.
Queste opere furono definite Pitture nere per le tonalità scure dominanti; esse coprono precedenti composizioni con personaggi danzanti che evocano gli arazzi, ma che vengono cancellate sostituendole pitture dai toni scuri di esseri deformi e mostruosi.
Goya evoca una ridda di figure infernali, le streghe riunite nel sabba, Saturno che divora il figlio, vecchi perversi che sogghignano in disparte al la grande cena nella quale una moltitudine deforme grottesca e bestiale adora il male (il diavolo) nella figura di un caprone , portando in superficie i simboli inquietanti dell'inconscio, che vengono tradotti in immagini cariche di drammaticità e di misterioso potere evocativo.
Ma anche nei Capricci vi sono animali volanti, figure mostruose, colori come il bianco gelido, il nero e rossi-gialli intensi, tutto ciò da vita ad immagini di “incubo”, i suoi più profondi turbamenti d'INCONSCIO;
Anche nella produzione di Francisco Goya, uno dei maggiori pittori spagnoli, ritroviamo elementi ispirati al mito e al magico. In particolare, alcuni dei 14 dipinti classificati come Pitture Nere, che il maestro (già molto malato) ha lasciato sulle pareti della sua casa vicino a Madrid (che il popolo battezzò la "Quinta del sordo", alludendo all'infermità dell'artista ): scene di esorcismi e stregonerie, di delirio e superstizioni.
Queste opere furono definite Pitture nere per le tonalità scure dominanti; esse coprono precedenti composizioni con personaggi danzanti che evocano gli arazzi, ma che vengono cancellate sostituendole pitture dai toni scuri di esseri deformi e mostruosi.
Goya evoca una ridda di figure infernali, le streghe riunite nel sabba, Saturno che divora il figlio, vecchi perversi che sogghignano in disparte al la grande cena nella quale una moltitudine deforme grottesca e bestiale adora il male (il diavolo) nella figura di un caprone , portando in superficie i simboli inquietanti dell'inconscio, che vengono tradotti in immagini cariche di drammaticità e di misterioso potere evocativo.
Ma anche nei Capricci vi sono animali volanti, figure mostruose, colori come il bianco gelido, il nero e rossi-gialli intensi, tutto ciò da vita ad immagini di “incubo”, i suoi più profondi turbamenti d'INCONSCIO;
Saturno che divora i suoi figli (vedi dipinto)
E' una delle opere che alludono a scene mitologiche, è forse l'immagine più terrificanti della Quinta del sordo, esprime in termini da incubo la cieca bestialità del potere che teme l'usurpazione .
E' una delle opere che alludono a scene mitologiche, è forse l'immagine più terrificanti della Quinta del sordo, esprime in termini da incubo la cieca bestialità del potere che teme l'usurpazione .
WIKIPEDIA
Saturno che divora i suoi figli (Francisco Goya)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Saturno che divora i suoi figli è un dipinto del pittore spagnolo Francisco Goya, realizzato negli anni tra il 1819 e il 1823, conservato nel museo del Prado a Madrid.
Rappresenta un tema mitologico: il dio Saturno (romano, o Crono presso i Greci), essendogli stato profetizzato che uno dei suoi figli lo avrebbe soppiantato, era solito divorarli al momento stesso della loro nascita.
L'opera fa parte della serie detta delle "Pitture nere", serie di tredici dipinti realizzati da Goya sulle pareti della propria casa ("Quinta del sordo", o "Villa del sordo"), a Manzanares, presso Madrid, dove abitò negli anni tra il 1819 e il 1823. È realizzata con pittura a olio su intonaco. I dipinti della serie sono tutti caratterizzati da toni scuri, temi macabri e volti deformati e spaventosi. Non erano stati commissionati e non erano intesi per essere mostrati al pubblico. Quando Goya si trasferì in Francia, la casa passò al nipote Mariano e nel 1874 era in possesso del barone di Erlanger, il quale, a causa del loro deterioramento, li fece trasferire su tela con la supervisione del curatore del museo del Prado, Salvador Martinez Cubells, e nel 1878 li donò allo stato spagnolo.
Il dipinto di Saturno che divora i suoi figli era uno dei sei con cui Goya aveva decorato la sala da pranzo della casa. Come per gli altri dipinti della serie, il titolo dell'opera fu dato da altri dopo la sua morte. Presenta pochi elementi, vivificati da un sapiente uso degli effetti di luce, che fanno risaltare il contrasto tra i colori scuri con cui è resa la figura del dio e il sangue rosso acceso del figlio dilaniato. L'opera sembra aver subito meno degli altri i danni del tempo e della delicata operazione di trasferimento dall'intonaco alla tela.
Sono state offerte varie interpretazioni del significato del dipinto: il conflitto tra vecchiaia e gioventù, il tempo come divoratore di ogni cosa, la Spagna che divorava i suoi figli migliori in guerre e rivoluzioni, o, più in generale, la condizione umana nei tempi moderni.
Goya trasse forse ispirazione da un'opera del pittore Rubens (Saturno che divora suo figlio, del 1636), conservato anch'esso presso il Prado: si tratta tuttavia di un dipinto maggiormente convenzionale e rappresenta il dio compiere l'atto con maggiore freddezza e calcolo, mentre nell'opera di Goya viene mostrato come un uomo preso dalla follia; inoltre il corpo del figlio divorato è mostrato come quello di un bambino indifeso. Lo stesso Goya aveva prodotto nel 1796-1797 un disegno sul medesimo soggetto, più vicino al modello di Rubens.
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Saturno che divora i suoi figli è un dipinto del pittore spagnolo Francisco Goya, realizzato negli anni tra il 1819 e il 1823, conservato nel museo del Prado a Madrid.
Rappresenta un tema mitologico: il dio Saturno (romano, o Crono presso i Greci), essendogli stato profetizzato che uno dei suoi figli lo avrebbe soppiantato, era solito divorarli al momento stesso della loro nascita.
L'opera fa parte della serie detta delle "Pitture nere", serie di tredici dipinti realizzati da Goya sulle pareti della propria casa ("Quinta del sordo", o "Villa del sordo"), a Manzanares, presso Madrid, dove abitò negli anni tra il 1819 e il 1823. È realizzata con pittura a olio su intonaco. I dipinti della serie sono tutti caratterizzati da toni scuri, temi macabri e volti deformati e spaventosi. Non erano stati commissionati e non erano intesi per essere mostrati al pubblico. Quando Goya si trasferì in Francia, la casa passò al nipote Mariano e nel 1874 era in possesso del barone di Erlanger, il quale, a causa del loro deterioramento, li fece trasferire su tela con la supervisione del curatore del museo del Prado, Salvador Martinez Cubells, e nel 1878 li donò allo stato spagnolo.
Il dipinto di Saturno che divora i suoi figli era uno dei sei con cui Goya aveva decorato la sala da pranzo della casa. Come per gli altri dipinti della serie, il titolo dell'opera fu dato da altri dopo la sua morte. Presenta pochi elementi, vivificati da un sapiente uso degli effetti di luce, che fanno risaltare il contrasto tra i colori scuri con cui è resa la figura del dio e il sangue rosso acceso del figlio dilaniato. L'opera sembra aver subito meno degli altri i danni del tempo e della delicata operazione di trasferimento dall'intonaco alla tela.
Sono state offerte varie interpretazioni del significato del dipinto: il conflitto tra vecchiaia e gioventù, il tempo come divoratore di ogni cosa, la Spagna che divorava i suoi figli migliori in guerre e rivoluzioni, o, più in generale, la condizione umana nei tempi moderni.
Goya trasse forse ispirazione da un'opera del pittore Rubens (Saturno che divora suo figlio, del 1636), conservato anch'esso presso il Prado: si tratta tuttavia di un dipinto maggiormente convenzionale e rappresenta il dio compiere l'atto con maggiore freddezza e calcolo, mentre nell'opera di Goya viene mostrato come un uomo preso dalla follia; inoltre il corpo del figlio divorato è mostrato come quello di un bambino indifeso. Lo stesso Goya aveva prodotto nel 1796-1797 un disegno sul medesimo soggetto, più vicino al modello di Rubens.